La Santa Messa è la cosa più santa che abbiamo qui sulla
terra. Perché? Perché è azione di Cristo. L'essenziale
nella Messa non sono le letture della sacra Scrittura, anche se la parola
di Dio è molto importante e la si deve ascoltare come tale. Non
è essenziale neppure ciò che dice il sacerdote nell'omelia,
o ciò che dice o canta il popolo. La cosa più importante
è ciò che fa Cristo.
Che cosa fa dunque Cristo nella Santa Messa? Si offre per noi, così
come si offrì sulla croce. Si sacrifica per noi. Per questo motivo
si dice che la Messa è lo stesso sacrificio della croce rinnovato
in modo incruento sull'altare. Tanto sulla croce come sull'altare, Cristo
offre il suo corpo e il suo sangue per noi. La differenza è che
sulla croce il suo corpo e il suo sangue stavano alla vista di tutti
coloro che si trovavano sul Calvario, invece nella Messa sono come nascosti
sotto le apparenze del pane e del vino. Ma sotto le apparenze di pane
e di vino sono realmente presenti. Questa è la grande verità:
in ogni Messa, Cristo è realmente presente e rinnova il sacrificio
della croce.
La Santa Eucaristia è il mistero della fede
«Non ama Cristo chi non ama la santa Messa» (Josemaria Escrivà
de Balaguer, È Gesù che passa, n. 92). Amare la Messa
è garanzia di salvezza. Amarla non significa esser presenti e
basta, ma esser presenti con fede, con devozione, prendendovi parte,
rendendoci conto di ciò che è la Messa: il sacrificio
della croce rinnovato sull'altare; essendo consapevoli che, quando siamo
a Messa, siamo come sul Calvario - come la Santissima Vergine accanto
alla croce -, contemplando con amore Cristo che si offre per noi, per
amore.
La Santa Eucaristia è il «mistero della fede». Senza
fede, assisteremmo all'offerta di pane e vino e niente altro. Senza
fede, si potrebbe scorgere in ciò un gesto, un simbolo e niente
altro. Attraverso la luce della fede, sappiamo che il pane e il vino,
al momento della consacrazione, cioè quando il sacerdote dice
«questo è il mio corpo», «questo è il
calice del mio sangue», si convertono nel corpo e nel sangue di
Gesù Cristo, realmente presente come Dio e come uomo, che si
immola per noi sull'altare della croce. Se vai a Messa senza fede, o
con poca fede, sarai distratto o addirittura annoiato. Che cosa triste
annoiarsi davanti al sacrificio di Cristo! Ci saremmo annoiati sul Calvario?
Senza la fede, forse si; o, per lo meno, non avremmo inteso il senso
profondo della morte di quell'uomo inchiodato in croce. Potrai comprendere
la grandezza della Messa se avrai fede. Abbi fede. Risveglia la tua
fede e allora la santa Messa sarà sempre qualcosa di emozionante
per te, il più grande tesoro che abbiamo qui sulla terra.
Avere gli stessi sentimenti di Cristo
Oltre a questo atto di fede, che cosa deve esser fatto per assistere
con frutto alla santa Messa? Bisogna identificarsi con Cristo e - è
un insegnamento divino - avere gli «stessi sentimenti» (Fil
2, 5) che Egli ebbe sulla croce. Gli stessi sentimenti, ossia i suoi
stessi fini. Che fini aveva Gesù sulla croce? Che cosa si proponeva?
Possiamo riassumere cosi i suoi sentimenti: dar gloria a Dio Padre;
rendergli grazie; riparare per i peccati degli uomini chiedergli favori.
Se ti sforzerai in ogni Messa di vivere almeno uno di questi scopi,
riuscirai ad assistere bene alla santa Messa.
Dio è il nostro Creatore. È il Signore del mondo intero.
In tutto dipendiamo da lui. Egli è infinito, eterno, onnipotente.
La sua grandezza e la sua infinita bontà ci debbono riempire
di meraviglia e di entusiasmo. Chi si entusiasma di Dio vuole lodarlo,
vuole adorarlo. Gesù con la sua umanità dava gloria perfetta
a Dio Padre dalla croce e continua a farlo sull'altare. Se ti unisci
a Lui, offrirai un sacrificio perfetto di adorazione e di lode. Poni
particolare attenzione al Gloria e al Sanctus…
Dio è infinitamente buono e tutto ciò che di buono si
trova in noi l’abbiamo ricevuto da Lui: la vita, la famiglia,
la grazIa santificante, la fede, i sacramenti, il dono di sua Madre…
e tanti altri doni ancora: doni umani e doni soprannaturali. È
giusto rendere grazie. Chi non sa ringraziare e un ingrato, e probabilmente
finirà per essere un amareggiato. Unisciti a Cristo nella Messa,
ringraziandolo, e vedrai che cosi diventerai più ottimista, perché
ti scoprirai sempre più convinto di quanto sia buono Dio.
Gesù - perfetto Dio e perfetto uomo - non era, e non poteva essere,
colpevole di alcun peccato: egli è santissimo. Ma, come dice
la sacra Scrittura, prese su di sé i nostri peccati e diede soddisfazione
per essi. Fece penitenza per noi, morendo in croce. Per prendere parte
alla Messa con profitto bisogna aver dolore dei nostri peccati. Chi
non prova dolore dei propri peccati, non potrà comprendere né
amare la Messa e non vi prenderà parte ricavando ne un autentico
profitto. Invece chi vi assiste con un autentico dolore per i suoi peccati
otterrà grande forza nella lotta contro le tentazioni e per sentirsi
amato da Dio, nonostante le sue miserie.
L'atto penitenziale «Confesso a Dio Onnipotente» che recitiamo
tutti assieme all'inizio della Messa non serve per ottenere il perdono
dei peccati mortali, se ce ne fossero. Il perdono dei peccati gravi
si ottiene nel sacramento della penitenza; e sappiamo che se c'è
un peccato grave, non possiamo fare la comunione prima di esserci confessati.
Tuttavia, se si recita bene l'atto penitenziale, si è aiutati
a ottenere il perdono dei peccati veniali 'attuali e a risvegliare un
nuovo dolore per i peccati passati già perdonati; in questo modo
parteciperemo più purificati alla Santa Messa.
Il nostro Dio è un Dio di misericordia, molto generoso: ha fame
di dare. Vuol darci ciò che di più grande e di meglio
possiamo immaginare, la vita eterna, con tutto ciò che ci aiuta
ad ottenerla. Vuol dare, ma vuole anche che chiediamo e facciamo una
orazione di richiesta. È in ogni caso opportuno, quando si chiede,
avanzare alcuni meriti per rafforzare la nostra richiesta. In questo
caso, vedendoci tanto imperfetti e con tanto poco merito, potrebbe venirci
in mente che difficilmente Dio potrà ascoltare le nostre petizioni.
Per questo ricorriamo ai meriti di Cristo, della Santissima Vergine
e dei santi; per questo dobbiamo unire la nostra orazione all'orazione
di Cristo, sempre efficace, perché è impossibile che a
Dio Padre non giunga l'orazione di suo Figlio, Gesù; è
impossibile che non l'ascolti. Gesù chiese per noi sulla croce
e continua a chiedere per noi sull'altare. Perciò, se chiediamo
nella Santa Messa, uniti nell'orazione a Gesù e alla sua Santissima
Madre, possiamo esser sicuri che le nostre richieste arriveranno a Dio
Padre.
La Sacra Scrittura è la Parola di Dio
La sacra Scrittura è la parola di Dio. Dio ci parla nei libri
sacri, perché noi impariamo ciò in cui dobbiamo credere
e ciò che dobbiamo fare, per giungere al cielo. Dopo ogni lettura
diciamo: «rendiamo grazie a Dio». Perché diciamo
cosi? Perché è una cosa meravigliosa che Dio ci parli,
che ci diriga la sua parola, nei suoi santi libri, indicandoci il cammino
verso il cielo. È un'altra prova del suo amore per noi. Perciò
lo lodiamo.
I! Vangelo raccoglie i fatti e le parole della vita stessa di Gesù
Cristo, vero Dio e vero uomo. Per ascoltarlo ci poniamo in piedi per
indicare che siamo pronti e ben disposti a mettere in pratica ciò
che udiamo. Vi sarete accorti che, prima di iniziare la lettura del
vangelo, il sacerdote si inchina verso l'altare o il tabernacolo e prega.
In quel momento chiede grazia al Signore per poter annunciare bene la
buona novella. In questo momento anche tu devi chiedere grazia al Signore,
perché l'ascolto del suo vangelo ti porti allegria e efficacia
nel realizzare propositi di vita cristiana.
Nel Credo professiamo la nostra fede
Il Credo si recita la domenica e nelle altre feste solenni. Professiamo
la nostra fede. Dobbiamo renderci conto della grandezza di ciò
che diciamo nel Credo. Crediamo in realtà molto grandi: in Dio
Padre, Figlio e Spirito Santo, Uno e Trino, che ci ha creato, che ci
ha redento per mezzo del suo Figlio Gesù, che ci santifica, offrendoci
di partecipare alla sua vita - con la grazia, per opera dello Spirito
Santo e della santa Chiesa -, che ci perdona sempre (purché,
pentiti, cerchiamo il suo perdono) e che ci attrae verso la vita eterna.
Ci sono persone che vivono in un mondo chiuso, come in un tunnel (cfr
Josemaria Escrivà de Balaguer, Cammino, n. 575). La fede ci permette
di uscire dal tunnel e di vivere nel mondo meraviglioso di Dio. Nel
momento di professare la nostra fede, recitando il Credo, dobbiamo essere
commossi, grati e allegri.
La presentazione delle offerte
Terminata la liturgia della parola, iniziamo la liturgia eucaristica
che costituisce la parte essenziale della santa Messa. Essa consta di
tre parti principali: la presentazione delle offerte, il canone (con
la consacrazione) e la comunione. Nella presentazione delle offerte
- ovvero offerta dei doni - offriamo con il sacerdote le ostie, un po'
di pane di frumento senza lievito, e vino. Sono ben poca cosa, di infimo
valore, eppure rappresentano noi. Se vuoi imparare a prendere parte
alla santa Messa, è importante che tu apprenda a offrire te stesso,
a offrire le tue cose in questo momento della Messa (cfr. Concilio Vaticano
II, Decreto Presbyterorum Ordinis, n. 5; Costituzione dogmatica Lumen
Gentium, nn. 11, 34). Offri il tuo lavoro, il tuo studio, le tue aspirazioni,
le tue pene, le tue necessità, le tue lotte, anche le tue debolezze,
sulla patena accanto al pane dell'ostia. Poni tutto ciò nel calice
insieme col vino, al quale vengono aggiunte alcune gocce d'acqua. Gesù
scenderà su questo altare tra pochi minuti. Potrebbe venire in
molti modi, ma ha scelto di venire in modo prodigioso, trasformando
il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue. Ha scelto il modo
della transustanziazione, in virtù della quale qualcosa che noi
gli offriamo, qualcosa che è nostro, si trasforma nel suo corpo
e nel suo sangue e del pane e del vino rimane solo l'apparenza. Il pane
e il vino sono il nostro dono, la nostra offerta a Dio. Saranno il tuo
dono la tua offerta se li fai tuoi, se metti lì te stesso: nella
patena insieme col pane, nel calice insieme col vino. Se in quel momento
sei distratto, mentre il sacerdote offre i doni, allora il pane e il
vino saranno il dono degli altri, qualcosa che gli altri offrono a Dio,
ma non saranno il tuo dono, perché tu non li hai offerti, non
ti sei offerto con essi. Vedi come è importante non distrarsi
al momento della presentazione delle offerte?
Offrire noi stessi con il pane e il vino
Abbiamo visto che nella presentazione delle offerte facciamo un dono
a Dio - un poco di pane e un poco di vino con acqua -, e che queste
offerte rappresentano noi stessi. Sono cose di poco valore, ma le accompagna
il nostro affetto. Pensa ora che cosa avverrà di questi nostri
doni. Al momento della consacrazione, Dio li trasformerà in qualcosa
di divino, in sé stesso. Da pane e vino, diventeranno corpo e
sangue di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. La nostra offerta
a Dio - che fino al momento della consacrazione avrà piccolissimo
valore -, a partire da quel momento avrà un valore infinito.
Capisci l'importanza di offrire te stesso col pane e col vino in modo
che essi rappresentino la tua giornata, la tua vita? Se lo fai, parteciperai
alla Messa, e Dio a poco a poco farà della tua vita quello che
fa col pane e col vino: cioè trasformerà la tua vita -
la tua vita ordinaria, di ogni giorno - in qualcosa che ai suoi occhi
ha valore divino. La tua vita - il tuo lavoro, il tuo riposo, le tue
attività sportive, le tue amicizie - ben unita alla Santa Messa,
sarà una vita santificata: lavoro santificato, riposo santificato,
sport santificato, amicizie santificate. Unisciti bene alla Santa Messa.
Il Prefazio e il «Sanctus»
Abbiamo detto di offrirci sulla patena insieme con il pane e nel calice
insieme con il vino. Certamente avrai osservato che il sacerdote, prima
di offrire il calice, aggiunge alcune gocce d'acqua al vino che poi
si muterà nel sangue del Signore. Quelle gocce d'acqua - che
si dissolvono nel vino e che diverranno sangue di Cristo - hanno il
compito di rappresentare noi e tutto ciò che noi offriamo a Dio
con Cristo. Osserva ciò che avviene subito dopo. Appena finito
di offrire il pane e il vino, il sacerdote si rivolge ai fedeli e li
invita a pregare «perché», dice, «il mio e
vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente». Il sacrificio
della Messa è azione di Cristo, è sacrificio di Cristo,
ma è anche sacrificio del sacerdote e del popolo. È sacrificio
tuo, se lo hai reso davvero tuo, se veramente hai messo qualcosa di
tuo in questo sacrificio…
Il prefazio introduce il canone, che è la parte centrale e più
solenne della Santa Messa. Alla fine del prefazio recitiamo il Sanctus:
«Santo, santo, santo il Signore…» È come un
canto o un grido di entusiasmo. Il pensare com'è il nostro Dio
- è onnipotente (può fare tutto); è amore infinito
(ci ama fino alla follia); è la bontà, la verità,
la grandezza (si fece uomo per amore nostro; mori sulla croce per redimerci;e
poi vinse la morte, risuscitando) _, tutto ciò deve riempirci
di gratitudine e di gioia. E allora, come gli angeli e i santi del cielo,
ci sentiremo presi dall'entusiasmo per il nostro Dio, avremo desiderio
di lodarlo e ripeteremo «santo, santo, santo» con fede e
con fervore.
«Beati coloro che crederanno senza aver veduto»
Il sacerdote eleva l'Ostia e il Calice perché adoriamo. Le apparenze
non ci ingannano se abbiamo fede. Con gli occhi del nostro corpo vediamo
solo pane, ma con gli occhi della fede - che è il modo di vedere
di un'anima cristiana - vediamo, riconosciamo Cristo stesso e confessiamo
la nostra fede. Molti sono soliti dire, in cuor loro, all'elevazione
quelle parole di san Tommaso «Signore mio e Dio mio». Tommaso
volle vedere il corpo glorioso di Cristo e poi proclamò la sua
divinità. Il Signore gli disse: «Tommaso, perché
hai visto, hai creduto; beati coloro che crederanno senza aver veduto».
Proclamiamo la nostra fede nella presenza reale di Gesù nell'Ostia,
avendone come prova la sua parola infallibile.
Questo è il momento della Messa in cui bisogna essere più
desti, più in tensione, facendo molti atti di fede e di amore
e di adorazione, perché Cristo è già sull'altare.
Non c'è più né pane né vino; attraverso
il miracolo della transustanziazione, tutto ciò si è mutato
nel Corpo e Sangue di Gesù Cristo, Dio fatto uomo che con la
sua umanità e divinità è realmente presente, offerto
per noi sull'altare, così come si offrì per noi sulla
croce.
La Messa non è mai un atto privato
Stare come sul Calvario: ecco lo stato d'animo in cui dobbiamo metterci
in questi momenti. Cristo si offre per noi, anche noi dobbiamo sentirci
al suo fianco per accompagnarlo sul Calvario come fecero la Vergine
santissima e san Giovanni. Chiediamo loro che ci aiutino a non distrarci,
a star presenti con fede, a renderci pienamente conto di . ciò
che avviene - Gesù che si offre sull'altare per l'intera umanità
-, per adorarlo e per ringraziarlo.
La Santa Messa non è mai un atto privato. Anche se sono pochi
o uno solo che accompagnano il sacerdote, è presente tutta la
Chiesa: «Nel mistero del sacrificio eucaristico, in cui i sacerdoti
svolgono la loro funzione principale, viene esercitata ininterrottamente
l'opera della nostra redenzione, e quindi se ne raccomanda caldamente
la celebrazione quotidiana, la quale è sempre un atto di Cristo
e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano
i fedeli» (Concilio Vaticano II, decreto Presbyterorum Ordinis,
n. 13). Dobbiamo essere coscienti di questa presenza e anche di quella
degli angeli e dei santi che sono in adorazione fin dal momento della
consacrazione. Chiediamo loro che ci aiutino ad assistere in modo riverente.
Alla fine del canone - la parte centrale della Messa -, ci prepariamo
alla Comunione, recitando la preghiera che il Signore stesso insegnò
ai suoi discepoli: «In Cristo, istruiti da Lui, osiamo chiamare
Padre nostro l'Onnipotente: colui che fece il cielo e la terra è
questo Padre affettuoso che aspetta che ritorniamo a Lui ogni volta,
ciascuno come un nuovo figliol prodigo» (Josemaria Escrivà
de Balaguer, È Gesù che passa, n. 91). Le richieste del
Padre nostro sono sette: sono le cose più importanti che possiamo
e dobbiamo chiedere. Cerchiamo di meditare ognuna di queste richieste.
La preparazione alla Comunione
«Ecco l'Agnello di Dio ». «Signore, non sono degno…»
Stiamo per ricevere il Signore. Le accoglienze riservate a persone autorevoli
della terra sono caratterizzate da un grande sfarzo di luci, musica
e abiti eleganti. Per accogliere Cristo nella nostra anima, come dobbiamo
prepararci? Abbiamo mai pensato come ci comporteremmo se si potesse
ricevere la comunione una sola. volta nella vita? Non siamo degni che
entri neppure una sola volta nella nostra casa, nella nostra povera
anima. Eppure Lui ha il desiderio di entrare molte volte in casa nostra
e ciò che possiamo e dobbiamo fare è di assicurarci che
la casa della nostra anima, per povera che sia, sia pulita. Non possiamo
ricevere il Signore in un'anima sporca, imbrattata dal peccato. Se qualche
volta ci siamo macchiati con un peccato grave, dobbiamo cancellarlo
nel sacramento della penitenza, prima di accostarci alla comunione.
Non siamo degni di ricevere il Signore, ma non possiamo riceverlo indegnamente
a causa di un peccato mortale non confessato. Ciò somiglierebbe
al bacio di Giuda ed equivarrebbe a tradire Cristo, a schiaffeggiarlo,
a crocifiggerlo di nuovo.
«Beati gli invitati alla cena del Signore »; «Se non
mangiate la carne del Figlio dell'Uomo, non avrete la vita in voi»;
«Colui che mangerà di questo pane, vivrà in eterno…»
Andiamo a Messa perché abbiamo udito l'invito del Signore che
desidera averci compagni nel suo sacrificio e di offrirci con Lui. Andiamo
a Messa, pertanto, per partecipare al sacrificio di Cristo. Quando giunge
il momento della comunione, sentiamo che il Signore insiste nel suo
invito; ora ci chiama alla sua cena, in cui Egli si offre a noi per
essere alimento della nostra anima. Dobbiamo avere molta fame di riceverlo!
L'anima ha bisogno di alimento molto più del corpo. Ma, mentre
l'appetito del corpo è spontaneo - tre o quattro volte al giorno
abbiamo voglia di mangiare -, l'appetito dell'anima è molto più
riflessivo e volontario: è una conseguenza della fede. Risveglia
la tua fede in Colui che è nascosto sotto le apparenze del pane:
«Signore, ti riconosco». Risveglia la tua fede nelle sue
promesse - «colui che mangerà di questo pane vivrà
per sempre» -, e la tua fame di comunicarti aumenterà di
giorno in giorno.
Ricevilo con desiderio. È il dono più grande che ci può
fare. Eppure ad alcuni non interessa. Potrebbero accostarsi alla comunione
con frequenza, ma non lo fanno. Altri non si comunicano, a causa dei
loro difetti. Dovrebbero confessarsi e poi comunicarsi e allora troverebbero
forza proprio per vincere questi difetti. Tutti abbiamo molte limitatezze,
ma Dio lo sa e ci ama e ci ha messo a portata di mano - nei sacramenti
- una fonte di forza speciale, una forza divina. Con che entusiasmo
dovremmo ricevere i sacramenti, soprattutto quei due che possiamo ricevere
con frequenza: la confessione e la comunione.
Ricevilo con amore: sempre con fede e con amore. Se hai veramente fede,
se ti rendi conto di ciò che ricevi, lo accoglierai con amore,
come Lui vuol venire da te. Viene a te con amore perché ti ama
e tu dovresti riceverlo con amore. Nessuno ti obbliga a riceverlo ogni
giorno ma, se fai la comunione, falla con amore, con affetto. Sarebbe
una mancanza di rispetto cadere in un atteggiamento abitudinario senza
cercare di fare molti atti di fede e di amore.
L'orazione di Gesù giunge al Cielo in modo efficace
Nella Messa Cristo si dona per noi e nella comunione si dona a noi.
Pensa quanto è costato al Signore tale dono, tutta la sua passione.
Anche a noi la Messa richiede corrispondenza, donazione. Se assistiamo
alla Messa con fede, ci risulterà più facile donare noi
stessi al Signore ogni giorno, per compiere i suoi comandamenti con
amore. Inoltre ci risulterà più facile donarci generosamente
agli altri, per amarli, per comprenderli, per rendere loro la vita più
gradevole.
Nella Santa Messa chiediamo sempre con Gesù e per mezzo di Gesù.
Osserviamo l'orazione che recitiamo prima delle letture e quelle che
si recitano dopo l'offertorio e dopo la comunione. Chiediamo cose diverse,
ma ciò che è importante osservare è che chiediamo
sempre «per Cristo Nostro Signore». È stato detto
che l'unica orazione che giunga in modo efficace al cielo è l'orazione
di Cristo. Perciò, quando noi facciamo una orazione di richiesta
nella Santa Messa attraverso di Lui, possiamo essere certi che le nostre
orazioni arriveranno a Dio Padre e che Lui le ascolterà.
Presenza di Dio, dolore dei peccati, ringraziamento
Occorre fare attenzione a molti piccoli particolari della Messa: per
esempio al fatto che varie volte il sacerdote dice ai fedeli «Il
Signore sia con voi» e il popolo esprime per il sacerdote lo stesso
desiderio. C'è aspirazione migliore? Il Signore sarà con
noi per tutta la Messa e noi dobbiamo cercare di stare con Lui. E allora
davvero starà più con noi - e noi con Lui - per tutto
il resto del giorno.
La Messa è un sacrificio offerto in remissione dei peccati. Noi
non saremmo ben disposti a prendere parte alla Messa se non avessimo
consapevolezza e dolore dei nostri peccati. Perciò, all'inizio
della Messa, il sacerdote invita il popolo a ricordarsi dei propri peccati;
e tutti insieme preghiamo riconoscendo che molto abbiamo peccato in
pensieri, parole, opere e omissioni. Se non provi dolore per i tuoi
peccati, non assisterai bene alla Messa. Perciò ripensa un attimo
ai tuoi peccati, ai tuoi egoismi, e chiedi a Santa Maria, agli angeli
e a tutti i santi che intercedano per te e ti aiutino ad avere un grande.
dolore di queste tue colpe che, anche quando non sono gravi, senza dubbio
inquinano l'anima.
Cristo si offre per noi nella santa Messa e si offre a noi nella santa
comunione. Partecipare alla Messa e fare la comunione è la cosa
più grande che possiamo fare su questa terra. Qui, sull'altare,
riceviamo i più grandi benefici che Dio ci concede sulla terra.
È logico che, appena finita la santa Messa, dedichiamo alcuni
minuti a ringraziare il Signore. Andarsene senza ringraziare dimostra
poca finezza e poca fede: «L'azione sacra, una volta conclusa,
non esime dal ringraziamento per aver gustato il divino alimento; al
contrario, è molto ragionevole che dopo aver ricevuto l'alimento
eucaristico, al termine del rito, ciascuno si raccolga in se stesso
e intimamente unito al Divino Maestro conversi dolcemente e in modo
fruttuoso se le circostanze lo permettono» (Pio XII, enciclica
Mediator Dei, n. 30).
Questi momenti - dopo la comunione al termine della Messa - sono i migliori
per chiedere grazie e favori al Signore. Egli ha desiderio di dare,
ma insieme vuole che chiediamo: «Chiedete e vi sarà dato».
C'è momento migliore di chiedere di quello in cui siamo uniti
a Lui, di quando Egli sta dentro di noi, spinto dal suo grande amore
per ogni uomo? Approfitta di questi momenti per chiedere: per te stesso,
per i tuoi, per la Chiesa, per il Papa, per le anime, per il mondo intero.
Cormac Burke