LA SANTA MESSA


 

La Santa Messa è la cosa più santa che abbiamo qui sulla terra. Perché? Perché è azione di Cristo. L'essenziale nella Messa non sono le letture della sacra Scrittura, anche se la parola di Dio è molto importante e la si deve ascoltare come tale. Non è essenziale neppure ciò che dice il sacerdote nell'omelia, o ciò che dice o canta il popolo. La cosa più importante è ciò che fa Cristo.
Che cosa fa dunque Cristo nella Santa Messa? Si offre per noi, così come si offrì sulla croce. Si sacrifica per noi. Per questo motivo si dice che la Messa è lo stesso sacrificio della croce rinnovato in modo incruento sull'altare. Tanto sulla croce come sull'altare, Cristo offre il suo corpo e il suo sangue per noi. La differenza è che sulla croce il suo corpo e il suo sangue stavano alla vista di tutti coloro che si trovavano sul Calvario, invece nella Messa sono come nascosti sotto le apparenze del pane e del vino. Ma sotto le apparenze di pane e di vino sono realmente presenti. Questa è la grande verità: in ogni Messa, Cristo è realmente presente e rinnova il sacrificio della croce.


La Santa Eucaristia è il mistero della fede
«Non ama Cristo chi non ama la santa Messa» (Josemaria Escrivà de Balaguer, È Gesù che passa, n. 92). Amare la Messa è garanzia di salvezza. Amarla non significa esser presenti e basta, ma esser presenti con fede, con devozione, prendendovi parte, rendendoci conto di ciò che è la Messa: il sacrificio della croce rinnovato sull'altare; essendo consapevoli che, quando siamo a Messa, siamo come sul Calvario - come la Santissima Vergine accanto alla croce -, contemplando con amore Cristo che si offre per noi, per amore.
La Santa Eucaristia è il «mistero della fede». Senza fede, assisteremmo all'offerta di pane e vino e niente altro. Senza fede, si potrebbe scorgere in ciò un gesto, un simbolo e niente altro. Attraverso la luce della fede, sappiamo che il pane e il vino, al momento della consacrazione, cioè quando il sacerdote dice «questo è il mio corpo», «questo è il calice del mio sangue», si convertono nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo, realmente presente come Dio e come uomo, che si immola per noi sull'altare della croce. Se vai a Messa senza fede, o con poca fede, sarai distratto o addirittura annoiato. Che cosa triste annoiarsi davanti al sacrificio di Cristo! Ci saremmo annoiati sul Calvario? Senza la fede, forse si; o, per lo meno, non avremmo inteso il senso profondo della morte di quell'uomo inchiodato in croce. Potrai comprendere la grandezza della Messa se avrai fede. Abbi fede. Risveglia la tua fede e allora la santa Messa sarà sempre qualcosa di emozionante per te, il più grande tesoro che abbiamo qui sulla terra.


Avere gli stessi sentimenti di Cristo
Oltre a questo atto di fede, che cosa deve esser fatto per assistere con frutto alla santa Messa? Bisogna identificarsi con Cristo e - è un insegnamento divino - avere gli «stessi sentimenti» (Fil 2, 5) che Egli ebbe sulla croce. Gli stessi sentimenti, ossia i suoi stessi fini. Che fini aveva Gesù sulla croce? Che cosa si proponeva? Possiamo riassumere cosi i suoi sentimenti: dar gloria a Dio Padre; rendergli grazie; riparare per i peccati degli uomini chiedergli favori. Se ti sforzerai in ogni Messa di vivere almeno uno di questi scopi, riuscirai ad assistere bene alla santa Messa.
Dio è il nostro Creatore. È il Signore del mondo intero. In tutto dipendiamo da lui. Egli è infinito, eterno, onnipotente. La sua grandezza e la sua infinita bontà ci debbono riempire di meraviglia e di entusiasmo. Chi si entusiasma di Dio vuole lodarlo, vuole adorarlo. Gesù con la sua umanità dava gloria perfetta a Dio Padre dalla croce e continua a farlo sull'altare. Se ti unisci a Lui, offrirai un sacrificio perfetto di adorazione e di lode. Poni particolare attenzione al Gloria e al Sanctus…
Dio è infinitamente buono e tutto ciò che di buono si trova in noi l’abbiamo ricevuto da Lui: la vita, la famiglia, la grazIa santificante, la fede, i sacramenti, il dono di sua Madre… e tanti altri doni ancora: doni umani e doni soprannaturali. È giusto rendere grazie. Chi non sa ringraziare e un ingrato, e probabilmente finirà per essere un amareggiato. Unisciti a Cristo nella Messa, ringraziandolo, e vedrai che cosi diventerai più ottimista, perché ti scoprirai sempre più convinto di quanto sia buono Dio.
Gesù - perfetto Dio e perfetto uomo - non era, e non poteva essere, colpevole di alcun peccato: egli è santissimo. Ma, come dice la sacra Scrittura, prese su di sé i nostri peccati e diede soddisfazione per essi. Fece penitenza per noi, morendo in croce. Per prendere parte alla Messa con profitto bisogna aver dolore dei nostri peccati. Chi non prova dolore dei propri peccati, non potrà comprendere né amare la Messa e non vi prenderà parte ricavando ne un autentico profitto. Invece chi vi assiste con un autentico dolore per i suoi peccati otterrà grande forza nella lotta contro le tentazioni e per sentirsi amato da Dio, nonostante le sue miserie.
L'atto penitenziale «Confesso a Dio Onnipotente» che recitiamo tutti assieme all'inizio della Messa non serve per ottenere il perdono dei peccati mortali, se ce ne fossero. Il perdono dei peccati gravi si ottiene nel sacramento della penitenza; e sappiamo che se c'è un peccato grave, non possiamo fare la comunione prima di esserci confessati.
Tuttavia, se si recita bene l'atto penitenziale, si è aiutati a ottenere il perdono dei peccati veniali 'attuali e a risvegliare un nuovo dolore per i peccati passati già perdonati; in questo modo parteciperemo più purificati alla Santa Messa.
Il nostro Dio è un Dio di misericordia, molto generoso: ha fame di dare. Vuol darci ciò che di più grande e di meglio possiamo immaginare, la vita eterna, con tutto ciò che ci aiuta ad ottenerla. Vuol dare, ma vuole anche che chiediamo e facciamo una orazione di richiesta. È in ogni caso opportuno, quando si chiede, avanzare alcuni meriti per rafforzare la nostra richiesta. In questo caso, vedendoci tanto imperfetti e con tanto poco merito, potrebbe venirci in mente che difficilmente Dio potrà ascoltare le nostre petizioni. Per questo ricorriamo ai meriti di Cristo, della Santissima Vergine e dei santi; per questo dobbiamo unire la nostra orazione all'orazione di Cristo, sempre efficace, perché è impossibile che a Dio Padre non giunga l'orazione di suo Figlio, Gesù; è impossibile che non l'ascolti. Gesù chiese per noi sulla croce e continua a chiedere per noi sull'altare. Perciò, se chiediamo nella Santa Messa, uniti nell'orazione a Gesù e alla sua Santissima Madre, possiamo esser sicuri che le nostre richieste arriveranno a Dio Padre.


La Sacra Scrittura è la Parola di Dio
La sacra Scrittura è la parola di Dio. Dio ci parla nei libri sacri, perché noi impariamo ciò in cui dobbiamo credere e ciò che dobbiamo fare, per giungere al cielo. Dopo ogni lettura diciamo: «rendiamo grazie a Dio». Perché diciamo cosi? Perché è una cosa meravigliosa che Dio ci parli, che ci diriga la sua parola, nei suoi santi libri, indicandoci il cammino verso il cielo. È un'altra prova del suo amore per noi. Perciò lo lodiamo.
I! Vangelo raccoglie i fatti e le parole della vita stessa di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Per ascoltarlo ci poniamo in piedi per indicare che siamo pronti e ben disposti a mettere in pratica ciò che udiamo. Vi sarete accorti che, prima di iniziare la lettura del vangelo, il sacerdote si inchina verso l'altare o il tabernacolo e prega. In quel momento chiede grazia al Signore per poter annunciare bene la buona novella. In questo momento anche tu devi chiedere grazia al Signore, perché l'ascolto del suo vangelo ti porti allegria e efficacia nel realizzare propositi di vita cristiana.


Nel Credo professiamo la nostra fede
Il Credo si recita la domenica e nelle altre feste solenni. Professiamo la nostra fede. Dobbiamo renderci conto della grandezza di ciò che diciamo nel Credo. Crediamo in realtà molto grandi: in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, Uno e Trino, che ci ha creato, che ci ha redento per mezzo del suo Figlio Gesù, che ci santifica, offrendoci di partecipare alla sua vita - con la grazia, per opera dello Spirito Santo e della santa Chiesa -, che ci perdona sempre (purché, pentiti, cerchiamo il suo perdono) e che ci attrae verso la vita eterna. Ci sono persone che vivono in un mondo chiuso, come in un tunnel (cfr Josemaria Escrivà de Balaguer, Cammino, n. 575). La fede ci permette di uscire dal tunnel e di vivere nel mondo meraviglioso di Dio. Nel momento di professare la nostra fede, recitando il Credo, dobbiamo essere commossi, grati e allegri.


La presentazione delle offerte
Terminata la liturgia della parola, iniziamo la liturgia eucaristica che costituisce la parte essenziale della santa Messa. Essa consta di tre parti principali: la presentazione delle offerte, il canone (con la consacrazione) e la comunione. Nella presentazione delle offerte - ovvero offerta dei doni - offriamo con il sacerdote le ostie, un po' di pane di frumento senza lievito, e vino. Sono ben poca cosa, di infimo valore, eppure rappresentano noi. Se vuoi imparare a prendere parte alla santa Messa, è importante che tu apprenda a offrire te stesso, a offrire le tue cose in questo momento della Messa (cfr. Concilio Vaticano II, Decreto Presbyterorum Ordinis, n. 5; Costituzione dogmatica Lumen Gentium, nn. 11, 34). Offri il tuo lavoro, il tuo studio, le tue aspirazioni, le tue pene, le tue necessità, le tue lotte, anche le tue debolezze, sulla patena accanto al pane dell'ostia. Poni tutto ciò nel calice insieme col vino, al quale vengono aggiunte alcune gocce d'acqua. Gesù scenderà su questo altare tra pochi minuti. Potrebbe venire in molti modi, ma ha scelto di venire in modo prodigioso, trasformando il pane e il vino nel suo corpo e nel suo sangue. Ha scelto il modo della transustanziazione, in virtù della quale qualcosa che noi gli offriamo, qualcosa che è nostro, si trasforma nel suo corpo e nel suo sangue e del pane e del vino rimane solo l'apparenza. Il pane e il vino sono il nostro dono, la nostra offerta a Dio. Saranno il tuo dono la tua offerta se li fai tuoi, se metti lì te stesso: nella patena insieme col pane, nel calice insieme col vino. Se in quel momento sei distratto, mentre il sacerdote offre i doni, allora il pane e il vino saranno il dono degli altri, qualcosa che gli altri offrono a Dio, ma non saranno il tuo dono, perché tu non li hai offerti, non ti sei offerto con essi. Vedi come è importante non distrarsi al momento della presentazione delle offerte?


Offrire noi stessi con il pane e il vino
Abbiamo visto che nella presentazione delle offerte facciamo un dono a Dio - un poco di pane e un poco di vino con acqua -, e che queste offerte rappresentano noi stessi. Sono cose di poco valore, ma le accompagna il nostro affetto. Pensa ora che cosa avverrà di questi nostri doni. Al momento della consacrazione, Dio li trasformerà in qualcosa di divino, in sé stesso. Da pane e vino, diventeranno corpo e sangue di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. La nostra offerta a Dio - che fino al momento della consacrazione avrà piccolissimo valore -, a partire da quel momento avrà un valore infinito. Capisci l'importanza di offrire te stesso col pane e col vino in modo che essi rappresentino la tua giornata, la tua vita? Se lo fai, parteciperai alla Messa, e Dio a poco a poco farà della tua vita quello che fa col pane e col vino: cioè trasformerà la tua vita - la tua vita ordinaria, di ogni giorno - in qualcosa che ai suoi occhi ha valore divino. La tua vita - il tuo lavoro, il tuo riposo, le tue attività sportive, le tue amicizie - ben unita alla Santa Messa, sarà una vita santificata: lavoro santificato, riposo santificato, sport santificato, amicizie santificate. Unisciti bene alla Santa Messa.


Il Prefazio e il «Sanctus»
Abbiamo detto di offrirci sulla patena insieme con il pane e nel calice insieme con il vino. Certamente avrai osservato che il sacerdote, prima di offrire il calice, aggiunge alcune gocce d'acqua al vino che poi si muterà nel sangue del Signore. Quelle gocce d'acqua - che si dissolvono nel vino e che diverranno sangue di Cristo - hanno il compito di rappresentare noi e tutto ciò che noi offriamo a Dio con Cristo. Osserva ciò che avviene subito dopo. Appena finito di offrire il pane e il vino, il sacerdote si rivolge ai fedeli e li invita a pregare «perché», dice, «il mio e vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente». Il sacrificio della Messa è azione di Cristo, è sacrificio di Cristo, ma è anche sacrificio del sacerdote e del popolo. È sacrificio tuo, se lo hai reso davvero tuo, se veramente hai messo qualcosa di tuo in questo sacrificio…
Il prefazio introduce il canone, che è la parte centrale e più solenne della Santa Messa. Alla fine del prefazio recitiamo il Sanctus: «Santo, santo, santo il Signore…» È come un canto o un grido di entusiasmo. Il pensare com'è il nostro Dio - è onnipotente (può fare tutto); è amore infinito (ci ama fino alla follia); è la bontà, la verità, la grandezza (si fece uomo per amore nostro; mori sulla croce per redimerci;e poi vinse la morte, risuscitando) _, tutto ciò deve riempirci di gratitudine e di gioia. E allora, come gli angeli e i santi del cielo, ci sentiremo presi dall'entusiasmo per il nostro Dio, avremo desiderio di lodarlo e ripeteremo «santo, santo, santo» con fede e con fervore.


«Beati coloro che crederanno senza aver veduto»
Il sacerdote eleva l'Ostia e il Calice perché adoriamo. Le apparenze non ci ingannano se abbiamo fede. Con gli occhi del nostro corpo vediamo solo pane, ma con gli occhi della fede - che è il modo di vedere di un'anima cristiana - vediamo, riconosciamo Cristo stesso e confessiamo la nostra fede. Molti sono soliti dire, in cuor loro, all'elevazione quelle parole di san Tommaso «Signore mio e Dio mio». Tommaso volle vedere il corpo glorioso di Cristo e poi proclamò la sua divinità. Il Signore gli disse: «Tommaso, perché hai visto, hai creduto; beati coloro che crederanno senza aver veduto». Proclamiamo la nostra fede nella presenza reale di Gesù nell'Ostia, avendone come prova la sua parola infallibile.
Questo è il momento della Messa in cui bisogna essere più desti, più in tensione, facendo molti atti di fede e di amore e di adorazione, perché Cristo è già sull'altare. Non c'è più né pane né vino; attraverso il miracolo della transustanziazione, tutto ciò si è mutato nel Corpo e Sangue di Gesù Cristo, Dio fatto uomo che con la sua umanità e divinità è realmente presente, offerto per noi sull'altare, così come si offrì per noi sulla croce.


La Messa non è mai un atto privato
Stare come sul Calvario: ecco lo stato d'animo in cui dobbiamo metterci in questi momenti. Cristo si offre per noi, anche noi dobbiamo sentirci al suo fianco per accompagnarlo sul Calvario come fecero la Vergine santissima e san Giovanni. Chiediamo loro che ci aiutino a non distrarci, a star presenti con fede, a renderci pienamente conto di . ciò che avviene - Gesù che si offre sull'altare per l'intera umanità -, per adorarlo e per ringraziarlo.
La Santa Messa non è mai un atto privato. Anche se sono pochi o uno solo che accompagnano il sacerdote, è presente tutta la Chiesa: «Nel mistero del sacrificio eucaristico, in cui i sacerdoti svolgono la loro funzione principale, viene esercitata ininterrottamente l'opera della nostra redenzione, e quindi se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale è sempre un atto di Cristo e della sua Chiesa, anche quando non è possibile che vi assistano i fedeli» (Concilio Vaticano II, decreto Presbyterorum Ordinis, n. 13). Dobbiamo essere coscienti di questa presenza e anche di quella degli angeli e dei santi che sono in adorazione fin dal momento della consacrazione. Chiediamo loro che ci aiutino ad assistere in modo riverente. Alla fine del canone - la parte centrale della Messa -, ci prepariamo alla Comunione, recitando la preghiera che il Signore stesso insegnò ai suoi discepoli: «In Cristo, istruiti da Lui, osiamo chiamare Padre nostro l'Onnipotente: colui che fece il cielo e la terra è questo Padre affettuoso che aspetta che ritorniamo a Lui ogni volta, ciascuno come un nuovo figliol prodigo» (Josemaria Escrivà de Balaguer, È Gesù che passa, n. 91). Le richieste del Padre nostro sono sette: sono le cose più importanti che possiamo e dobbiamo chiedere. Cerchiamo di meditare ognuna di queste richieste.


La preparazione alla Comunione
«Ecco l'Agnello di Dio ». «Signore, non sono degno…» Stiamo per ricevere il Signore. Le accoglienze riservate a persone autorevoli della terra sono caratterizzate da un grande sfarzo di luci, musica e abiti eleganti. Per accogliere Cristo nella nostra anima, come dobbiamo prepararci? Abbiamo mai pensato come ci comporteremmo se si potesse ricevere la comunione una sola. volta nella vita? Non siamo degni che entri neppure una sola volta nella nostra casa, nella nostra povera anima. Eppure Lui ha il desiderio di entrare molte volte in casa nostra e ciò che possiamo e dobbiamo fare è di assicurarci che la casa della nostra anima, per povera che sia, sia pulita. Non possiamo ricevere il Signore in un'anima sporca, imbrattata dal peccato. Se qualche volta ci siamo macchiati con un peccato grave, dobbiamo cancellarlo nel sacramento della penitenza, prima di accostarci alla comunione. Non siamo degni di ricevere il Signore, ma non possiamo riceverlo indegnamente a causa di un peccato mortale non confessato. Ciò somiglierebbe al bacio di Giuda ed equivarrebbe a tradire Cristo, a schiaffeggiarlo, a crocifiggerlo di nuovo.
«Beati gli invitati alla cena del Signore »; «Se non mangiate la carne del Figlio dell'Uomo, non avrete la vita in voi»; «Colui che mangerà di questo pane, vivrà in eterno…» Andiamo a Messa perché abbiamo udito l'invito del Signore che desidera averci compagni nel suo sacrificio e di offrirci con Lui. Andiamo a Messa, pertanto, per partecipare al sacrificio di Cristo. Quando giunge il momento della comunione, sentiamo che il Signore insiste nel suo invito; ora ci chiama alla sua cena, in cui Egli si offre a noi per essere alimento della nostra anima. Dobbiamo avere molta fame di riceverlo! L'anima ha bisogno di alimento molto più del corpo. Ma, mentre l'appetito del corpo è spontaneo - tre o quattro volte al giorno abbiamo voglia di mangiare -, l'appetito dell'anima è molto più riflessivo e volontario: è una conseguenza della fede. Risveglia la tua fede in Colui che è nascosto sotto le apparenze del pane: «Signore, ti riconosco». Risveglia la tua fede nelle sue promesse - «colui che mangerà di questo pane vivrà per sempre» -, e la tua fame di comunicarti aumenterà di giorno in giorno.
Ricevilo con desiderio. È il dono più grande che ci può fare. Eppure ad alcuni non interessa. Potrebbero accostarsi alla comunione con frequenza, ma non lo fanno. Altri non si comunicano, a causa dei loro difetti. Dovrebbero confessarsi e poi comunicarsi e allora troverebbero forza proprio per vincere questi difetti. Tutti abbiamo molte limitatezze, ma Dio lo sa e ci ama e ci ha messo a portata di mano - nei sacramenti - una fonte di forza speciale, una forza divina. Con che entusiasmo dovremmo ricevere i sacramenti, soprattutto quei due che possiamo ricevere con frequenza: la confessione e la comunione.
Ricevilo con amore: sempre con fede e con amore. Se hai veramente fede, se ti rendi conto di ciò che ricevi, lo accoglierai con amore, come Lui vuol venire da te. Viene a te con amore perché ti ama e tu dovresti riceverlo con amore. Nessuno ti obbliga a riceverlo ogni giorno ma, se fai la comunione, falla con amore, con affetto. Sarebbe una mancanza di rispetto cadere in un atteggiamento abitudinario senza cercare di fare molti atti di fede e di amore.


L'orazione di Gesù giunge al Cielo in modo efficace
Nella Messa Cristo si dona per noi e nella comunione si dona a noi. Pensa quanto è costato al Signore tale dono, tutta la sua passione. Anche a noi la Messa richiede corrispondenza, donazione. Se assistiamo alla Messa con fede, ci risulterà più facile donare noi stessi al Signore ogni giorno, per compiere i suoi comandamenti con amore. Inoltre ci risulterà più facile donarci generosamente agli altri, per amarli, per comprenderli, per rendere loro la vita più gradevole.
Nella Santa Messa chiediamo sempre con Gesù e per mezzo di Gesù. Osserviamo l'orazione che recitiamo prima delle letture e quelle che si recitano dopo l'offertorio e dopo la comunione. Chiediamo cose diverse, ma ciò che è importante osservare è che chiediamo sempre «per Cristo Nostro Signore». È stato detto che l'unica orazione che giunga in modo efficace al cielo è l'orazione di Cristo. Perciò, quando noi facciamo una orazione di richiesta nella Santa Messa attraverso di Lui, possiamo essere certi che le nostre orazioni arriveranno a Dio Padre e che Lui le ascolterà.


Presenza di Dio, dolore dei peccati, ringraziamento
Occorre fare attenzione a molti piccoli particolari della Messa: per esempio al fatto che varie volte il sacerdote dice ai fedeli «Il Signore sia con voi» e il popolo esprime per il sacerdote lo stesso desiderio. C'è aspirazione migliore? Il Signore sarà con noi per tutta la Messa e noi dobbiamo cercare di stare con Lui. E allora davvero starà più con noi - e noi con Lui - per tutto il resto del giorno.
La Messa è un sacrificio offerto in remissione dei peccati. Noi non saremmo ben disposti a prendere parte alla Messa se non avessimo consapevolezza e dolore dei nostri peccati. Perciò, all'inizio della Messa, il sacerdote invita il popolo a ricordarsi dei propri peccati; e tutti insieme preghiamo riconoscendo che molto abbiamo peccato in pensieri, parole, opere e omissioni. Se non provi dolore per i tuoi peccati, non assisterai bene alla Messa. Perciò ripensa un attimo ai tuoi peccati, ai tuoi egoismi, e chiedi a Santa Maria, agli angeli e a tutti i santi che intercedano per te e ti aiutino ad avere un grande. dolore di queste tue colpe che, anche quando non sono gravi, senza dubbio inquinano l'anima.
Cristo si offre per noi nella santa Messa e si offre a noi nella santa comunione. Partecipare alla Messa e fare la comunione è la cosa più grande che possiamo fare su questa terra. Qui, sull'altare, riceviamo i più grandi benefici che Dio ci concede sulla terra. È logico che, appena finita la santa Messa, dedichiamo alcuni minuti a ringraziare il Signore. Andarsene senza ringraziare dimostra poca finezza e poca fede: «L'azione sacra, una volta conclusa, non esime dal ringraziamento per aver gustato il divino alimento; al contrario, è molto ragionevole che dopo aver ricevuto l'alimento eucaristico, al termine del rito, ciascuno si raccolga in se stesso e intimamente unito al Divino Maestro conversi dolcemente e in modo fruttuoso se le circostanze lo permettono» (Pio XII, enciclica Mediator Dei, n. 30).
Questi momenti - dopo la comunione al termine della Messa - sono i migliori per chiedere grazie e favori al Signore. Egli ha desiderio di dare, ma insieme vuole che chiediamo: «Chiedete e vi sarà dato». C'è momento migliore di chiedere di quello in cui siamo uniti a Lui, di quando Egli sta dentro di noi, spinto dal suo grande amore per ogni uomo? Approfitta di questi momenti per chiedere: per te stesso, per i tuoi, per la Chiesa, per il Papa, per le anime, per il mondo intero.

Cormac Burke